Poca lungimiranza

Ieri, come tutti gli anni, ecco il primo giorno dell’esame di maturità 2019 e come di consuetudine gli alunni hanno affrontato la “prima prova”, con la stesura del tema di maturità. Impegno che ha visto gli studenti incaricati a scegliere tra diverse tracce. Le opzioni sono state suddivise in tre tipologie: Tipologia A – Analisi e interpretazione di un testo letterario italiano, Tipologia B – Analisi e produzione di un testo argomentativo e Tipologia C – Riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità. Fino all’anno scorso era prevista anche la scelta del così detto “saggio breve”, che vedeva gli studenti dedicarsi nella scrittura di un articolo di giornale. Ma questo oramai, a meno di ribaltoni ministeriali, è storia. Quest’anno inoltre il concetto di esame di maturità è cambiato sia nell’aspetto formale che organizzativo, è stata tolta una prova (la terza prova) dove i ragazzi affrontavano domande non previste nelle prime due prove d’esame; cambiando anche il percorso orale.

Ma quello che più dispiace è che nella prova non siano stati affrontati temi orami stringenti e sempre più attuali sui mutamenti climatici.

Il tema dei mutamenti climatici è determinante per la crescita consapevole delle nuove e future generazioni. L’accezione è sempre molto negativa “non c’è più tempo”, “non c’è molto da fare”, fino ad arrivare al negazionismo; trattando l’argomento come chiacchera da bar. Molte potevano essere le tracce su questi argomenti, è un tema infinito quello del clima visto come attualità. Ecco alcuni esempi, si poteva riflettere sul peso dei cambiamenti climatici nello spostamento e nella migrazione delle persone, con conseguenze sociali ed economiche molto gravi. Con lo scioglimento dei ghiacci polari e il conseguente innalzamento del livello dei mari molte popolazioni non avranno dove vivere e saranno costretti a spostarsi. Altro esempio, i cambiamenti climatici e le conseguenze sulla biodiversità. Pensiamo agli orsi polari: lo scioglimento dei ghiacciai sui quali vivono non permetterà loro di spostarsi per trovare cibo sufficiente alla sopravvivenza; per non parlare dell’aumento delle temperature delle acque interne e dei mari dai cui deriva la perdita di pesce, molluschi, alghe e tutto un insieme di ecosistemi annessi. Mi rendo conto che siano degli esempi banali, forse, ma un’attenzione più mirata verso temi che colpiranno i nostri nipoti, se non peggio i nostri figli tra 50 anni è doveroso. Va osservato che già noi stiamo subendo conseguenze irreparabili, molte volte in maniera inconsapevole. Concludo la serie di esempi con il cibo. L’uomo come tutti gli animali ha necessità di mangiare, per un discoro di bisogno primario, con i mutamenti climatici e l’aumento della popolazione umana, l’aumento conseguente delle richieste di cibo e l’aumento della domanda di utilizzo di acqua potabile, saranno tutte necessità molto difficili da affrontare in maniera efficace e sostenibile. Quindi sarebbe stato meglio insistere più su temi strettamente urgenti come questi, senza nulla togliere ovviamente alle altre tracce d’esame. Sembra che come tema di attualità, la riflessione sul rapporto tra sport, storia e società partendo da un articolo sul ciclista Gino Bartali, sia poco riuscita.

Tutto questo non so da cosa sia dettato, mi immagino però da pensatore e come insegnante, che senza un cambiamento di politiche a tutti i livelli, partendo dalla scuola, che porti alla consapevolezza verso tematiche ambientali sia poco lungimirante. La natura, l’ambiente ma anche il rispetto sociale, l’immigrazione, rispetto verso gli altri debbano fare parte di un insieme di politiche prioritarie. Noto spesso continue campagne elettorali sulla divisione “noi siamo i migliori”, “noi facciamo questo”, “prima noi, poi loro” e non su concretezze più urgenti. Temo che parlando di differenze e diversità in maniera negativa ci si dimentichi il concetto base, anche naturale, che lo scambio di idee, genomi, culture possa portare ad un cambiamento serio e positivo.

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