In questi giorni si fa un gran parlare del movimento Friday for Future, capeggiato da Greta Thunberg, ragazza di 16 anni giustamente indignata per il menefreghismo della politica (mondiale n.d.a.) nei confronti delle conseguenze del cambiamento climatico. Greta è solamente la punta dell’iceberg delle innumereveoli manifestazioni più o meno d’interesse mediatico che si svolgono per contrastare i cambiamenti climatici. Ad esempio “Puliamo il mondo” organizzata da Legambiente, che pone l’attenzione sui rifiuti abbandonati. Tutto molto bello e sacrosanto se vogliamo creare consapevolezza in quelle persone che ancora non si rendono conto che esiste un problema molto grande e andrebbe affrontato. E qui casca l’asino, queste manifestazioni sono importanti, come dicevo prima, ma per contrastare seriamente il cambiamento cliamatico non bastano.
Queste manifestazioni se non sono affrontate in profondità lasciano il tempo che trovano, cioè sono ridotte a spot momentanei.
Il fine ultimo dovrebbe essere quello di introdurre competenze vere, e non fasulle in campo ambientale. Ad esempio, perchè viene ascoltata una ragazza di 16 anni e non chi da tempo li studia i cambiamenti climatici, perchè non c’è quasi mai un’intervista a chi davvero si interessa del tema in maniera seria. Creare una pianificazione in merito è complesso? Ci vuole tempo? Va pianificata? Si, si e si.
La pianificazione non è semplice abbiamo detto, ma non impossibile, serve la volontà politica. Le singole persone possono fare, qualcosa nel loro piccolo, ma ormai non basta più. E’ lodevole chiudere l’acqua quando non la usiamo quando spazzoliamo i denti, fare la raccolta differenziata, aderire a manifestazioni tipo Friday for Future; ma queste azioni dovrebbero essere ormai assodate ed eseguite senza nemmeno pensarci. Ci vuole un cambio di cultura, da una pseudocultura ambientale ad una vera e propria cultura verso l’ambiente in senso esteso (clima, animali, biodiversità, interazione tra noi e il pianeta ecc…). Ormai la decisione spetta non solo, ma soprattutto ai politici, che con leggi mirate e incentivi sul rinnovabile, possono invertire la rotta. Non dobbiamo infine nasconderci dietro ad un dito, tutte le conseguenze erano già note 30 anni fa con il Club di Roma (https://it.wikipedia.org/wiki/Club_di_Roma), dove autorevoli scienziati avevano già espresso nel loro libro “Limits to groth” (https://it.wikipedia.org/wiki/Rapporto_sui_limiti_dello_sviluppo) le grandi perplessità dello sviluppo come noi oggi lo vediamo. Le possibilità immediate per salvare il pianeta (e non sono catastrofista) vanno ricercate in azioni rapide e purtroppo (la rinuncia fa male a tutti) anche impopolari, partendo dal non utilizzare più macchine ad alta emissione di CO2, tassarle e con i ricavi delle tasse incentivare l’acquisto di macchine elettriche; fino a ridurre le nascite e quindi il numero della popolazione (si perchè tutti noi anche singoli produciamo CO2).
Senza una chiara pianificazione non possiamo pensare di contrastare il cambiamento climatico. L’aumento inesorabile della temperatura media globale si attesta attorno al 1,5°C se non si interviene. Le proiezioni della IPCC (https://www.ipcc.ch) dichiarano un aumento, entro il 2050 di oltre il grado e mezzo, se non si interviene con delle regole precise e inequivocaili. E le conseguenze le iniziamo a vedere già oggi.
Tralasciando la spiegazione di cosa sia l’effetto serra in aumento, che è solo una parte del problema, la vera è propria causa sono le emissioni di gas serra che fanno aumentare tale fenomeno constringendo i raggi infrarossi del sole (che producono calore) a rimanere intrappolati e rimbalzare sul nostro pianeta prodicendo appunto “l’effetto serra”.
Chiudo con, THINK ABOUT the FUTURE, pensa al futuro, non solamente un giorno.